Posto a circa novanta metri sul livello del mare, Martignano è parte di quella che geomorfologicamente è denominata la Serra salentina. Martignano fa parte, insieme ad altri otto comuni, della Grecìa Salentina ed è tra di essi, contando non più di 1800 abitanti, il meno popolato.
Pur essendo un piccolo comune è un centro assai frequentato dai turisti per la sua aria pulita, la vasta campagna che lo circonda e per le numerose iniziative culturali e ludiche che sono organizzate durante tutto il periodo dell’anno, come il carnevale e i suoi carri allegorici e la sagra de la morte te lu Paolinu.
Altra importante peculiarità è il griko, vale a dire l’antico idioma risalente alla presenza dei monaci bizantini nel Salento che ancora oggi è usato della popolazione più anziana del paese.
Per una ragione o per un'altra passare una vacanza a Martignano o visitare la cittadina per qualche ora può essere molto interessante, per questo motivo nelle vicinanze del centro storico negli ultimi anni sono sorti diversi Bed and Breakfast e gli abitanti del posto si sono adoperati per allestire a fini turistici alcune Dimore Storiche, degli Appartamenti e delle Villette.
Nella campagna di Martignano invece è possibile soggiornare in Agriturismo e Masserie, mentre in direzione delle vicine località balneari di Torre dell'Orso e San Foca sono numerose le strutture ricettive, come Hotel, Residence e Villaggi Turistici.
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Se trascorrerete un periodo di vacanza a Martignano non mancate di visitare le sue opere architettoniche di pregevole fattura. Tra queste va segnalata la Chiesa Parrocchiale (dedicata a San Pantaleone), il cui nucleo originario risale al 1541 e le antiche pozzelle o pozzi di San Pantaleo.
Relativamente a questi ultimi la leggenda vuole che non sia possibile contarli, e che la loro somma non dia mai risultati concordi. Oggi non ne sono rimasti molti, ma si può tuttavia ammirare la loro forma ad imbuto capovolto.
Un tempo le cavità venivano rivestite con pietrame permeabile per agevolare l'infiltrazione delle acque freatiche e permettere poi alla popolazione di attingere l'acqua necessaria a soddisfare il fabbisogno quotidiano delle famiglie.
Come detto Martignano sorge in una zona lievemente collinare e da ciò è scaturita una delle più rinomate leggende del luogo. Quando vi troverete sul posto, ricordarvi questa narrazione potrà permettervi di comprendere meglio quale sia il mistero e il fascino che accompagnano costantemente la vita di un piccolo paesino dedito da sempre all'agricoltura, in cui sacro e profano regolarmente si mescolano e le tradizioni permeano profondamente la vita di ciascuno.
In cima ad un'altura pare fosse collocata un tempo una pietra bianchissima talmente levigata da acqua e vento da essere conosciuta come la sedia te lu diavulu. Tentare la scalata dell’altura e sedersi su di essa era considerato, a Martignano, il gesto più temerario da compiere per dimostrare il proprio amore nei confronti della più bella ragazza del paese.
Compiere tale gesto però significava anche mettere a rischio la propria vita. Il diavolo era tutt’altro che persona ospitale ed era solito prendere in cambio l’anima di chiunque tentasse di insidiare il suo trono.
Un giorno, esattamente la vigilia dell’Immacolata, un giovane abitante di Martignano decise di sfidare la malvagia creatura e iniziò a salire in cima all’altura, munito solo del suo umile fagotto contenente un’arancia, due noci e una puccetta leccese (tipico pane che la vigilia dell’Immacolata si è soliti mangiare farcito con olio, alici e capperi).
Raggiunta la sedia del diavolo, il giovane si trovò dinanzi alla creatura che con tutta la sua ferocia chiese una lauta ricompensa in cambio del permesso di potersi sedere sul trono. Il ragazzo si dimostrò molto astuto rispondendo che avrebbe donato il proprio fagotto se solo il diavolo avesse indovinato il contenuto.
Per il diavolo la risposta fu apparentemente facile: due noci, un arancia e un panetto! Sappiamo però che non si trattava di un pane qualunque ma della puccetta della Madonna.
Il ragazzo pronunciò a voce alta il nome della madre celeste mandando il diavolo su tutte le furie e facendolo sprofondare nella voragine apertasi nel terreno che lo inghiottì tra grida di dolore e lamenti. Ancora oggi, durante le notti di luna piena, è possibile ascoltare tali urla provenire dalla serra di Martignano.