Tra XVI e XVIII sec. una fitta trama di masserie si organizzò presso l’antichissimo feudo di Santa Maria di Cerrate, sorto a ridosso di quel vitale asse viario del periodo romano che fu la Traiana Costantiniana che da Brindisi portava ad Otranto passando presso Lecce. Il complesso e il feudo prende il nome dalle querce dell’antica Foresta di Lecce dette in gergo “cerri” da cui Cerrate. Il complesso di Cerrate è un esempio di quel processo di bizantinizzazione del territorio tra IX e XI sec. e di razionalizzazione dello spazio rurale intorno ad una comunità religiosa legata alla liturgia bizantina. I complessi religiosi abaziali, infatti, diedero un notevole impulso alla diffusione di insediamenti rurali a carattere permanente, tant’è che sono molti i complessi masserizi del Salento ad essere sorti a ridosso di insediamenti di carattere religioso. Nonostante il declino del potere di Bisanzio e il passaggio del feudo alla Chiesa Romana il sito continuò a godere di un notevole prestigio come testimonia l’istituzione, nel 1452 ad opera di Giovanni Antonio Orsini del Balzo, di una fiera che si svolgeva proprio presso la chiesa. Decaduta progressivamente al rango di semplice masseria, nel 1571 la chiesa e i fabbricati dell’abazia risultano in stato di forte abbandono. Il complesso visse una fase di ripresa e recupero a partire dal XVIII quando l’introduzione di qualche miglioramento nei sistemi agricoli ed un più generale, ma discreto miglioramento delle condizioni di vita delle masse rurali portarono verso un risanamento dello strappo fra la città e campagna. La Chiesa dedicata a Santa Maria di Cerrate presenta pianta longitudinale a tre navate terminanti in tre absidi. L’interno è un notevole esempio di sobria architettura romanica con tracce di affreschi databili a differenti periodi e un notevole baldacchino presso l’altare centrale. All’esterno, il lato sinistro della chiesa è occupato da uno splendido porticato impreziosito da capitelli di chiara fattura romanica con influenze bizantineggianti. La facciata rivela ulteriormente questa commistione di stili. Una facciata a capanna con un piccolo rosone centrale. Le navate laterali presentano delle monofore, mentre una delicata decorazione ad archetti ciechi ingentilisce il prospetto. Notevole il protiro, impreziosito da decorazioni vegetali e da bassorilievi cari alla tradizione romanica che, in questo lembo d’Italia, ben si sposa con la lunga e consolidata tradizione bizantineggiante. Notevole il pozzo a baldacchino del Cinquecento con eleganti fregi vegetali. L’edificio sacro sorge al centro di un cortile circondato da giardini di delizie, orti, recinti per gli animali e fabbricati destinati alle attività agricole: trappeti, mulini, abitazioni per i braccianti. Una torre a base quadrata con caditoia aggettante sull’ingresso rimanda all’insicurezza della vita di campagna a causa delle continue incursioni di Turchi e pirati. Il complesso è stato recentemente restaurato ed ospita un museo della civiltà contadina.