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La storia di Tiggiano

Forse Tiggiano è stata fondata da un centurione romano: Tegius oppure da un centurione di nome Titio, a cui furono conferite queste terre risultato dell'occupazione romana, l'immagine di Giano che appare sull'arma civica pone in evidenza la professione di un antico culto latino.

Tiggiano vide incrementare la sua popolazione, anche se di poco, quando si trovò a dover ospitare i profughi del casale di Valiano, che si trovava tra Tiggiano e la contrada Gonfalone, e che fu distrutta durante una incursione barbarica. A causa della difficile condizione economica Tiggiano però risulta essere uno dei paesi più sensibili al fenomeno dell'emigrazione.

I riferimenti scritti e le testimonianze cartacee della storia di Tiggiano risalgono al 1270 d.C.; da questo anno in poi, infatti, risulta che Tiggiano iniziò ad appartenere al feudo di Alessano e a far parte del Principato di Taranto.
Alla fine della dominazione Normanna e con il subentro del re Roberto d'Angiò nel sud Italia, il feudo di Tiggiano fu attribuito come ricompensa al nobile francese Rodolfo De Alneto, per il sostegno dato con i suoi uomini all'esercito angioino.

Fu con la dominazione spagnola che la costa della Puglia venne costellata di torri di vedetta e avvistamento, a Tiggiano in questa occasione venne costruita una torre con queste funzioni, per ordine del Duca di Alcalà nel 1565. Nel corso dei secoli la torre tiggianese ha assunto diverse denominazioni: Figiano, Lizzano, Lissiano, Naspade, Naspre, Naspere, Torre di Naspre, Torre de Naspre, Naspara ed infine Nasparo.
La torre Nasparo ha una base troncoconica, il cui diametro alla base è di 11 metri, dal cordolo in su invece ha forma cilindrica. Fu costruita con pietre non irregolari e con dime verticali in conci regolari. Dal cordolo in su furono utilizzati conci regolari esterni, almeno per la parte ancora esistente. Dal piano agibile si può vedere all'interno una cisterna con i lati lunghi circa 4 metri ciascuno, con una copertura a botte e le tracce di un colatoio. La torre si trova nello straordinario scenario della litoranea Otranto-Leuca, e comunica visivamente con torre Palane a nord e torre Specchia Grande a sud. Attualmente la torre è di proprietà demaniale, concessa in gestione al Comune di Tiggiano.

Nel 1309, il feudo di Tiggiano e tutto il casale passò sotto il governo della nobile famiglia Otrantina degli Arcella: questa famiglia risulta essere perciò la più antica casata nobiliare di Tiggiano. Gli Arcella ebbero anche dei consoli a Costantinopoli. Furono questi i primi feudatari a costruire una residenza nobiliare stabile; insieme ad una semplice casa costruirono intorno una corte fortificata e delle torri e mura merlate a coda di rondine. Dopo gli Arcella il governo feudale di Tiggiano passò agli Orsini del Balzo, ai Gonzaga, ai Brayda, ai Trane. Poi fu la volta del barone di Tricase, Don Stefano Gallone, che nell'ottobre del 1640 vendette il feudo ed il casale tiggianese al medico e filosofo Angelo Serafini da Morciano. Nel 1740 i Serafini si legarono attraverso un matrimonio alla Famiglia Pieve-Sauli di Gallipoli, quindi al cognome Serafini aggiunsero quello di Sauli. Proprio ai Serafini-Sauli è dovuta la costruzione di alcune strutture difensive a Tiggiano, e la ideazione ed edificazione di uno straordinario palazzo seicentesco arricchito con un giardino all'italiana e un bosco di lecci. Nella prima metà del XVII secolo la famiglia dei Serafini-Sauli acquistò le campagne limitrofe a Tiggiano, insieme a tutto il borgo, riuscendo ad ottenere in seguito il titolo baronale.
La discendenza dei Serafini-Sauli si estinse, in linea maschile, quando morì il barone Bartolo, nel marzo del 1926, a lui succedettero quattro figlie.

L'economia tiggianese si basa quasi esclusivamente sull'agricoltura e sull'allevamento. Protettore di Tiggiano è Sant'Ippazio che è festeggiato il 19 gennaio. Ippazio era un teorico del cristianesimo, forte di una profondissima fede riusciva a fare continuamente proseliti a discapito di un paganesimo che si andava estinguendo. Ippazio è da tutti considerato il Santo delle ernie inguinali, in quanto egli stesso ne fu affetto, a causa di un calcio ricevuto nel ventre. Un epiteto nel gergo locale per gli abitanti di Tiggiano è "gente cu do facci", ovvero gente con due facce; evidentemente un riferimento sarcastico all'attitudine all'ambiguità da parte di alcuni paesani.

Mappa Tiggiano