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La storia di Secli'

Seclì è un piccolo centro situato tra le Serre di Cutrofiano e le Serre dei Campi Latini, sono varie le ipotesi circa la nascita di questo comune e nessuna di esse è abbastanza attendibile da essere considerata quella certa e definitiva.
Il toponimo deriverebbe, secondo alcuni ritrovamenti archeologici e alcune tracce del passato, dalla parola latina "seculum", un conio romano ritrovato nelle vicinanze del paese. Inoltre secondo la tradizione, nei dintorni di Seclì c'è un altopiano denominato Serra dei Campilatini (Campulatine) ed esso sarebbe stato il luogo in cui al tempo della guerra tra i romani e Pirro, re dell'Epiro, i romani vi fecero degli accampamenti militari (castrum), tutto questo proverebbe che le origini di Seclì sono tra il 281 e il 275 a.C.

Secondo il Galateo durante la dominazione greca del Salento, alcuni profughi della Tessaglia fondarono due città: Galatone e Fulcignano. Entrambe, negli anni, mantennero i loro usi e costumi, nonché il rito religioso greco. Tuttavia quando Galatone decise di abbandonare il rito greco e scelse di adottare il rito latino, fra le due città si scatenò una guerra. Fulcignano ebbe la peggio, tanto che una parte della popolazione fulcignanese migrò verso la stessa Galatone, un'altra parte degli abitanti fulcignanesi lasciarono la loro città fortificata e si mossero a sud dove diedero origine a piccoli centri tra cui Seclì. Seclì a quel tempo adottava il rito greco.

Secondo il De Rossi invece Seclì nacque con i Normanni, introno al 1192. Nella stessa occasione in cui il re di Sicilia e Conte di Lecce Tancredi d'Altavilla fece incoronare suo figlio Ruggero II, designandolo suo successore del regno di Sicilia e di Puglia, ricompensò 20 cavalieri leccesi che nel 1150 erano andati in soccorso al suo avo Roberto il Guiscardo; dunque donò loro delle terre intorno a Lecce. Una di queste terre era il feudo di Seclì che andò a Filippo De Ranna con il titolo di barone. Il feudo poi passò ai Brienne, ai d'Enghien, agli Orsini del Balzo.
Nel 1484 durante la guerra tra Venezia e Gallipoli, Seclì fu invasa dai veneziani, in questo periodo l'economia del paese ebbe una grave battuta d'arresto. Dopo l'occupazione Seclì e altri paesi occupati ritornarono nelle mani di re Ferdinando. Nel corso del 1500 il feudo di Seclì fu dei De Persona, dei Del Dolce e poi dei Caracciolo.
Nella seconda metà del 1500 toccò ai Duchi D'Amato, nobili di provenienza spagnola, giunti in Italia insieme agli aragonesi. In questo frangente Seclì godette di un periodo di sviluppo e ripresa economica, cambio aspetto cessando di essere un'antica roccaforte e diventando una elegante residenza nobiliare.

In una sala del palazzo feudale, sono affrescati, ancora oggi visibili, i volti di Francesco e Antonio D'Amato, del primo si sa poco, del suo successore, Guido, si sa che fu un uomo valoroso e istruito. Prese parte alla battaglia di Lepanto, in Grecia, nel (1571). Ritornato nel suo feudo fece edificare il convento dei frati minori osservanti con la chiesa dedicata alla Madonna degli Angeli. Diede inizio ai lavori per la costruzione del Palazzo Feudale ed ampliò la Chiesa Matrice.

All'inizio del 1600 a Guido successe Ottavio e poi il figlio Francesco. Nel 1647, durante i moti rivoluzionari l'ultimo dei D'Amato, Antonio, venne coinvolto in una vicenda di rivolta popolare scoppiata nel Salento contro gli aristocratici locali.

Tra i personaggi illustri della famigli D'Amato è da citare Suor Chiara, Isabella, clarissa presso il Convento di Nardò, per la quale era stato previsto immediatamente dopo la sua morte il processo di beatificazione, mai conclusosi purtroppo perché non si è più trovato il cadavere, sepolto dalle consorelle in un luogo ancora oggi rimasto sconosciuto.

Nel 1686 toccò governare il feudo ai Sanseverino, durante il cui regno Seclì perse molti averi e privilegi che aveva accumulato in precedenza. Fu un periodo di decadenza specie economica, a causa di una severa imposizione fiscale. Oltre alle normali e ordinarie decime su prodotti della terra e sugli animali, venne introdotta la tassa annuale dovuta da ciascun abitante che possedesse una abitazione, fatta eccezione per gli ecclesiastici. Inoltre i seclioti dovettero pagare una tassa al feudatario per avere il diritto di vendere i loro prodotti, in fine fu imposta la tassa sulla molitura delle olive, che stabiliva che le olive dovessero essere molite solo nei trappeti del feudo stesso. Il feudo di Seclì fu dei San Severino fino al 1796, dopodiché subentrarono i Rossi, signori di Caprarica, e poi nel corso dell'800 i Papaleo.

Nel 1861, il Comune di Seclì apparteneva alla provincia di Terra d'Otranto, e il Sindaco era Donato Carluccio quando entrò a far parte del regno d'Italia. Nel 1930 Seclì divenne frazione di Aradeo, dove dovrebbero essere archiviati i documenti dei cittadini di Seclì fino al 1948, anno in cui ridivenne Comune.

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