La nascita di Neviano è abbastanza incerta e confusa, diversi storici hanno addotto ipotesi differenti: alcuni ritengono che Neviano abbia origini greche, con la successiva influenza dei Romani, dopo la battaglia dei Campi Latini, e poi dei Bizantini. I primi documenti ufficiali della sua origine sono del 1269: alcuni registri angionini in cui viene appuntato che la popolazione nevianese era rimasta dalla parte di Carlo d'Angiò anche in seguito all'arrivo di Corradino di Svevia.
Durante la occupazione dei Romani del villaggio di Fulcignano, un piccolo ed antico centro urbano sito a metà strada tra gli attuali territori di Galatone e Neviano, alcuni suoi abitanti scapparono per rifugiarsi su di una collina spesso innevata. Da qui deriverebbe il nome di Neviano arrivato a noi attraverso le varie locuzioni latine Nivano, Niveano, Niviano, Niano, Neviano. Altre testimonianze provano l'esistenza anche dei toponimi Meniano e Moniano. Alcuni studiosi sostengono diversamente, non in merito agli eventi storici, ma circa l'epoca a cui risale la fuga da Fulcignano verso la collina; che sia stato all'epoca della conquista romana della penisola salentina, così come già detto; che sia stato durante il XIV secolo come sostengono altri; o che sia avvenuto durante il periodo di belligeranza tra Ottino de Caris e G. Antonio del Balzo Orsini.
Il villaggio di Neviano durante l'epoca angioina non ha l'aspetto di un centro urbano determinato; Fulcignano vicina, desiderosa di accumulare potere, centro e snodo commerciale e viario, tappa del sistema postale dell'epoca, luogo di ostelli per mercanti, ha sempre tenuto gli abitanti di Neviano in soggezione obbligandoli ad abitare le campagne in modo sparso e non organizzato; l'importante censimento voluto dal Normanno Tancredi d'Altavilla ignorò per queste ragioni l'esistenza di Neviano.
G. Antonio Del Balzo Orsini ha il merito di aver fatto acquisire al casale nevianese la identità di centro urbano propriamente detto, non per amore verso questa popolazione sottomessa, ma all'unico scopo di muovere guerra verso de Caris per togliergli Fulcignano. Questo evento risale all'inizio del 1400. G. Antonio Del Balzo Orsini ha la meglio nello scontro, conquista Fulcignano, e affronta per l'ultima volta il de Caris sotto le mura di Parabita, dove il de Caris si era rifugiato in ultima istanza.
G. Antonio Del Balzo Orsini, conquistata Fulcignano, e vista la debolezza di un castello con torri e fortificazioni, fece edificare una rocca sul colle di Neviano per utilizzarlo a scopo di vigilanza su tutta la valle sottostante; questa fortezza compare su una delle due colline dello scudo comunale, mentre sull'altra altura si scorge un albero di olivo coperto di neve recuperato dal vecchio emblema civico.
Gli stemmi precedenti a quello odierno si trovano raffigurati oggi nella chiesa parrocchiale e l'altro sulla porta del palazzo del Comune, in questi compare una chiesetta e non una fortezza.
Il centro storico di Neviano si sviluppa lungo il lato della collina fin ai piedi della fortezza cinquecentesca che sovrasta la valle. Sicché il centro storico appare completamente separato dal nuovo centro urbano che invece è sito in zona piana.
La nuova area urbana risale al 1800, ben tre secoli dopo la costruzione del fortilizio sul colle. Tale area ha avuto origine in seguito alle ripartizioni volute dal demanio pubblico, così una nuova zona urbana si è unita a quella già esistente cosiddetta storica, ecco perchè le nuove contrade non sempre appaiono connesse omogeneamente tra loro e coerenti con la posizione del centro storico.
Il centro storico risulta molto povero da un punto di vista dell'architettura, già dall'inizio sembrava destinato all'abbandono, sembra anche indicare nelle sue caratteristiche le difficoltà economiche e demografiche dei nevianesi all'inizio.
La crescita scarsa della popolazione nevianese è dovuta alle risorse scarse, alla alta mortalità infantile, alle condizioni di vita precarie da un punto di vista igienico e sanitario, alla istruzione praticamente nulla.
Solo nel corso del 1500 finalmente matura una situazione per qualche verso differente, il feudo è ancora di dimensioni ridotte e passa dalle mani di vari feudatari: da Ettore Brayda marchese di Rapolla, al figlio G. Lorenzo Arcangelo Brayda. A quest'ultimo è dovuta la vecchia chiesa parrocchiale costruita tra il 1500 e il 1600 a spese del popolo, con tre cappelle consacrate a San Michele Arcangelo, al SS. Rosario e a San Oronzo.
La chiesa parrocchiale di oggi è stata anch'essa intitolata a San Michele Arcangelo, fu edificata nel 1853, di dimensioni più grandi, per accogliere la cresciuta popolazione nevianese.
Nel 1600 il feudo passa sotto la signoria di Vincenzo Pirelli, barone di Neviano. Eredita il figlio e poi, nel 1657, il fratello G. Battista. Dalla descrizione del castello in occasione della successione è evidente che il castello non è nelle condizioni migliori, risulta essere solo una dimora provvisoria, forse solo estiva vista la posizione in collina.
I Pirelli infatti vivevano abitualmente a Gallipoli. I Pirelli dominano Neviano fino alla fine del 1600, quando la baronia passa ai Cicinelli.
I Cicinelli dispongono del feudo fino alla fine della feudalità. Neviano già agli inizi del 1800 fa vedere le sue virtù, il popolo nevianese inizia subito la propria vita civile sociale, e dimostra le sue potenzialità in campo economico e sociale, evidenti comunque anche in periodi precedenti, per quasi tutto il 1700 nella piazza del casale nevianese si era stabilito il prezzo del grano, qui aveva avuto origine un grande mercato punto di riferimento dei prodotti delle sedici masserie circostanti: Donna Laura di Antonio Rizzello; La Torre di Leonardo Latino; Le Macchie del nobile Lazzaro Massenzio Cacciante; La Cucuzza di Nicolò Videa; La Moneta di Diego Cascione; Torre Nova di D. Donato Tafuri di Gallipoli; Lo Salomo di Francesca Melorio di Gallipoli; Lo Pialloisi di D. Franco D'Acuna di Gallipoli; Lo Celona di D. Alfonso d'Acis; e La Corte del principe G. B. Cicinelli, barone di Neviano.
Anche la vita politica nevianese assume una identità ben precisa nel corso dei secoli 1700 e 1800, con la vicinanza ai moti carbonari.