La zona di Corsano fu abitata dall'uomo sin dalle epoche più antiche; ciò è testimoniato dal rinvenimento di monete e tombe precisamente nel sito denominato "Pesco". Alcuni studiosi ritengono che il villaggio originario sia stato voluto dal centurione Curzio.
La nascita di Corsano propriamente detta la si fa risalire in genere al X secolo d.C., alla dominazione bizantina, quando il Salento fu occupato da soldati, monaci e famiglie provenienti dall'Oriente. I monaci erano i basiliani, essi adoravano le immagini sacre, si rifugiarono in grotte naturali e in cripte sotterranee da essi stessi costruite. Poi i monaci basiliani, finite le persecuzioni a loro carico, edificarono cappelle e chiese e conventi, di cui oggi la terra salentina è disseminata, intorno agli edifici religiosi sorsero con frequenza casali e centri urbani.
Che ci siano stati i monaci basiliani e i Bizantini a Corsano è testimoniato non solo dagli edifici ma anche dal ritrovamento di monete dell'Impero Romano d'Oriente e dall'esistenza del rito religioso greco fino al XIV secolo. Infine Corsano ha due
santi protettori orientali: San Biagio e Santa Sofia.
Ci sono alcuni studi che tendono a dimostrare che Corsano sia nata per caso, in seguito alla fuga degli abitanti dei vicini centri di Macorano e di Vagliano. Le scorrerie saracene avrebbero spinto i profughi a scegliere un luogo più sicuro dove vivere, Corsano quindi non a caso si trova in una valle protetta da altipiani e invisibile dal mare.
Durante il Medioevo Corsano fu concessa dal re normanno Tancredi d'Altavilla a Fabiano Securo; all'epoca il villaggio rientrava nel territorio della Contea di Alessano e del Principato di Taranto. Gli abitanti erano contadini e pastori.
Fabiano Securo fece costruire mura e castello. Nel XII secolo il feudo corsanese passò sotto la signoria di Guglielmo da Corsano, e nel secolo successivo a Landolfo di Luca d'Aquino, nel XIV secolo toccò a Lucrezia Bellante, poi ai De Frisis, ai De Capua, ai Filomarino, ai Securo di nuovo, ai Cicala, e ai Capece che tennero il feudo fino alla fine della feudalità. In questo periodo la vita e le cose dei pochi contadini e pastori abitanti il casale appartenevano ai feudatari; epidemie, carestie e scorrerie determinarono storia e destini. Nulla o quasi rimane di quel periodo, andarono tutti persi gli edifici e le fortezze volute dal Securo.
In Età Moderna, con la morte di Giovanni Antonio Orsini dl Balzo, il Principato di Taranto fu suddiviso in tantissimi piccoli possedimenti feudali alle dipendenze dalla casa d'Aragona, insediata nel Regno di Napoli. Un secolo sfortunato per il Salento il XV secolo: nel 1460 ci fu una epidemia, seguirono intense nevicate, Otranto fu funestata dal flagello Turco nel 1480, i Veneziani occuparono Gallipoli nel 1484, e la peste mieté vittime a migliaia.
Nel tardo 1400 Ferrante I d'Aragona inferse un colpo al sistema feudale. Durante il 1500 Carlo V designò Lecce capoluogo delle Puglie con lo scopo di fornire il Salento di una nuova e più efficiente amministrazione e di una organizzazione militare capace di respingere la minaccia islamica che proveniva dal mare.
In questo clima e per queste ragioni, nel corso del XVII secolo i baroni Capece fecero costruire a Corsano un castello, che purtroppo oggi si presenta molto rimaneggiato e posticcio. Il castello è di dimensioni ridotte, non suscita particolare interesse architettonico né artistico, eccezione fatta per il giardino pensile e un agrumeto. L'edifico ha qualche bassorilievo di scarso pregio artistico. Esiste una vecchia leggenda che narra che i Baroni Capece fecero fare un passaggio segreto, "u travùcculu" (il trabocchetto), un cammino ipogeo noto solo al barone che, lo avrebbe usato per fuggire in caso di pericolo. Il barone stesso avrebbe poi fatto uccidere l'architetto e i manovali che avevano realizzato l'opera, allo scopo di essere l'unico a conoscere la via di fuga.
Fino alla fine del secolo scorso il castello era usato solo per il deposito e la conservazione del tabacco, oggi purtroppo ancora versa nell'incuria, e attende una ristrutturazione. All'interno vi era una cappella offerta a San Vito, oggi non vi è traccia.
I Capece furono dediti al culto di San Domenico, per una grazia ricevuta, un familiare dei Capece sarebbe stato tratto in salvo durante un nubifragio, per questo i Capece vollero far costruire a Novaglie, una cappella consacrata al santo, ma neanche di essa sono rimaste tracce.
Durante tutto il XVII secolo, fatta eccezione per il castello e alcune chiesette, i feudatari di Corsano fecero ben poco per il paese.
Durante il 1700 Corsano era un comune con caratteristiche feudali, i cui redditi erano del barone e non del re; era abitato da 84 famiglie, che divennero 91 nel 1737 e 95 nel 1745. Il comune era amministrato attraverso un "sindaco", due "eletti" e sei "deputati", di cui uno rappresentava gli interessi degli ecclesiastici. Insieme gli amministratori formavano il "reggimento", che aveva la funzione di assegnare la terra agli abitanti, amministrare i debiti comuni, riscuotere imposte e pagare tributi al potere centrale ed al barone.
La vicinanza del mare di Corsano non comportava alcuna produzione ittica. L'agricoltura corsanese fu sempre scarsa per la poca acqua disponibile, la scarsità di terreni per foraggio non permisero mai di allevare animali. Il terreno di Corsano è di origine carsica; su di esso si poggia un sottile, arido e secco spessore di terra con pietre, che i contadini hanno sempre vangato con molta fatica; i sistemi e le attrezzature inadeguate: aratri di legno inadatti allo scasso, il metodo medievale della rotazione delle colture, il diffusissimo frazionamento della proprietà e della coltura resero lo sviluppo impossibile.
Nel 1700 i prodotti dell'agricoltura corsanese erano quelli dei terreni privi di acqua: fichi, pere, mele, olive, uva, susine e seminativo.
All'inizio del 1800 furono abrogate le leggi istitutive della feudalità ma per lungo tempo i baroni non rispettarono le nuove leggi e non cedettero il potere. A Corsano, le vessazioni feudali continuarono per un altro intero secolo, le delibere comunali, fino al 1900, erano approvate solo con la firma del barone Capece, alla morte del quale si estinse il ramo della famiglia che per secoli aveva signoreggiato a Corsano.