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La storia di Castro

La cittadina di Castro è situata lungo le Serre Salentine. E' ubicata su un promontorio, il sottosuolo è di formazione calcarenitica, tanto caratteristica che si suole parlare delle Calcareniti di Castro, per indicare il luogo. Il porto di Castro è il più vicino porto italiano alla Grecia, a soli 80 Km dall'isola di Phano, vicino Corfù. Ripercorrere la storia di Castro non è semplice, dagli studi condotti essa appare densa di periodi bui, senza testimonianze certe.

A Luigi Maggiulli è dovuta nel 1896 la Monografia di Castro in cui si conduce un arduo tentativo volto a districare una storia ingarbugliata e confusa.

Il luogo era frequentato già in epoca protostorica, come attestato dai numerosi rinvenimenti. Castro fu centro messapico e poi colonia romana nel 123 a.C. con il nome di Castrum Minervae. Infatti la tradizione dice che a Castro ci fosse un tempio innalzato alla dea Minerva, i cui resti sono stati rinvenuti in seguito a dei lavori di restauro e di consolidamento del castello e delle mura.

Castro sarebbe, secondo alcuni studiosi, il luogo in cui Enea sbarcò in Italia la prima volta, lo sbarco sarebbe avvenuto nelle vicinanze del suddetto tempio di Minerva. Altri studi sostengono invece che lo sbarco sai avvenuto a Porto Badisco o Roca Vecchia.
Castro fu tra le prime città del Salento ad assurgere al grado di contea, nonché di sede vescovile.

Castro fu un una città fortificata considerata inespugnabile, il castello di Castro si trovava in una posizione naturale di eccezionale vantaggio: edificato su di un promontorio, ad un lato il mare e all'altro lato un pendio molto scosceso, una costruzione di per sé particolarmente solida. Il castello di Castro, per questi motivi, venne menzionato nei registri angioini del 1282 come una delle roccheforti più importanti del regno.

Il declino di Castro iniziò all'inizio del 1800, in coincidenza con la eversione del feudalesimo e con la soppressione della diocesi nel 1818. Castro da quel momento e fino al 1975 fu parte del comune di Diso.

La grotta Zinzulusa è uno dei più importanti monumenti naturali di Castro, fu visitata in parte dal geologo Brocchi nel 1821, che smentì le leggende ereditate da monsignor Duca e dall'abate Teodoro Monticelli secondo i quali nelle grotte erano conservati i resti del tempio di Minerva. L'esplorazione della grotta fu ripresa nel 1870 e continuata nel 1874 dal Botti, che comunque asserì che fosse molto improbabile che la grotta fosse stata frequentata dall'uomo.

Nel 1881 furono rinvenuti nella breccia ossifera presente davanti l'ingresso della grotta Romanelli due molari di Elephas. Altre indagini archeologiche nel territorio castrense iniziarono nel 1900, in questa occasione si scoprì la grotta Romanelli.
Nel 1904, furono rinvenuti carbone ed ossa frantumate insieme a piccoli utensili in selce di forma circolare che provavano la presenza dell'uomo nella grotta.
Furono trovati anche due scheletri, uno di bambino e uno di adulto, oggi conservati nel Museo di Antropologia dell'Università di Napoli Federico II.
Nello stesso anno furono rinvenuti frammenti di ceramica del Neolitico e schegge dell'Eneolitico.

Grotta Romanelli divenne oggetto di studio approfondito, data l'importanza che andava assumendo ai fini delle ricerche condotte sulla preistoria italiana. Nel 1906 e 1907 ci si dedicò allo studio delle faune trovate durante i vari scavi, c'erano sia resti ossei di animali tipici del clima caldo, che resti ossei di animali abituati a vivere al freddo.
Si affermò che la grotta Romanelli è il posto in cui si trova il maggior numero di dati, e dati di maggior rilevanza, in Italia, inerenti la vita dell'uomo antico, dopo le famose caverne dei Balzi Rossi.

Nel 1912 è stato accertato definitivamente che la grotta Romanelli risalga al Paleolitico.
Nel 1947 si estrasse una grande quantità di guano dalla grotta Zinzulusa a scopo industriale, per produrre fertilizzante. Il guano venne deposto sulla piazzetta di Castro Marina e da questo affiorarono strumenti litici del Paleolitico Medio, del Paleolitico Superiore e dell'Eneolitico.

Nel 1956 il rinvenimento di un tratto di muraglia di difensiva nella zona denominata "Chiavica", fece spostare l'attenzione degli studiosi, per la prima volta, sulla storia più recente di Castro.

Alla fine degli anni '70, durante la realizzazione di un pozzo nero in piazza Perotti, affiorò un altro tratto della cinta muraria: grossi blocchi, a doppio strato, del IV secolo a.C. e di matrice messapica. La scoperta provò in modo definitivo che la Castro alta fu abitata in età antichissima.
Agli inizi degli anni '90, durante la costruzione della rete fognaria, in piazza Perotti, via Roma, via Ciullo e piazza della Vittoria, si ebbe l'occasione di osservare più strati archeologici, con ceramica di età romana e anche di periodi precedenti.

I ritrovamenti di tratti di mura di fortificazione e difesa a Castro e dintorni sono numerosi: le mura che risalivano al periodo degli Aragonesi, tratti di struttura muraria di età ellenistica che è il tratto di mura messapico più alto fino a questo momento scoperto, una serie di anfore da trasporto del IV secolo a.C. che fanno ritenere che Castro fosse centro importante anche per il commercio, oltre che militare.

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