Non si riscontra presenza di grosse quantità di legno, essendo relativamente scarsa la presenza di boschi, montagne e colline, tuttavia con il legno i salentini hanno un rapporto speciale ed arcaico per la presenza delle secolari e a volte millenarie piante di ulivo.
Vorresti conoscere meglio le tradizioni e la cultura salentine? Seleziona le date e prenota subito; alcune delle visite guidate offerte ti porteranno alla scoperta dell'artigianato del legno: manufatti, antichi laboratori e tecniche di lavorazione. Le rubriche suggerite hanno solo valore indicativo, programmi di tour ed escursioni vengono continuamente aggiornati, consultali seguendo le indicazioni del widget qui sotto!
Non si è mai fatto largo uso del legno nella costruzione delle case, ma esso veniva molto impiegato invece per la costruzione dei mobili e dei principali mezzi di locomozione di una volta, i cosidetti traìni.
Il falegname si occupava principalmente di due settori di produzione: mobili ed infissi, e il ripristino e le riparazioni di questi due settori.
Non essendoci nel Salento parti in legno nella costruzione delle case, né fiumi sui quali passassero ponti, non c'era nemmeno il lavoro del legnaiolo che in tante altre parti d'Italia si occupava di grossi tronchi per travature ed armature.
Nel '900 il falegname non costruiva più nemmeno le bare, che erano riservate ad aziende oramai specializzate.
I settori di interesse erano comunque pienamente sufficienti ad impegnare i falegnami, i cui tempi di consegna dei prodotti commissionati erano proverbialmente lunghi.
Proverbi sui mestieri del legno
Faligname longu, e ferraru curtu.
Falegname lento, e fabbro rapido.
Mmara a cci chianuliscia a ccontru filu.
Amaro a (peggio per) chi pialla contro verso (contro la direzione delle fibre del legno).
Lu chianuzzu lliscia la tavula.
La pialla piccola leviga la tavla.
Lu Mesciu d'ascia sarebbe il costruttore di traìni e carpentiere.
Una specializzazione del falegname era quella della costruzione dei mezzi di trasporti, da quelli per il trasporto di persone (il biroccio o calesse, le carrozze) a quelle per le merci (i traìni, leggeri e pesanti).
Si usavano vari tipi di legno per i vari pezzi del carro: abete per il corpo (sponde e piano), il leccio per i mozzi delle ruote dentro i quali si inserivano raggi di faggio, la quercia per le ruote ed ancora il faggio per le stanghe.
Le ruote erano circondate da un cerchio di ferro, che le doveva ben serrare, e l'inserimento della ruota nel cerchio era un'operazione difficoltosa, che richiedeva l'intervento di varie persone, in quanto la circonferenza esterna della ruota era un poco maggiore della circonferenza del ferro nel quale pure doveva essere collocata; ciò era possibile, riscaldando il cerchio di ferro e sfruttando la momentanea dilatazione.
L'operazione avveniva in questa maniera: si poggiava il cerchio di ferro su un letto di trucioli e legnetti, ai quali si dava fuoco; allorquando il cerchio surriscaldato si dilatava, bisognava rapidamente sollevarlo con apposite tenaglie e calarlo sulla ruota mentre qualcuno picchiava con due martelli sull'una e sull'altra per favorirne l'incastro; quindi subito di seguito bisognava raffreddare il ferro prima che questo bruciasse il legno della ruota.
Proverbi sul mestiere di costruttore di carri e birocci
L'espressione acqua alle rote, che lu mesciu gridava per sollecitare il raffreddamento, è diventata proverbiale per incitare qualcuno ad eseguire velocemente una qualunque operazione.
Scennaru zzappatore, febbraru putatore, marzu face l'amore, abbrile scarcioppularu, maggiu cirasaru (o fiuraru), ggiugnu cristaru (o fruttaru), luju mulinaru, acustu pesciaru, settembre ficaru, uttobre mustaru, nuvembre vinaru, dicembre ojaru (o favaru).
Gennaio zappatore, febbraio potatore, marzo fa l'amore, aprile dei carciofi, maggio delle ciliegie (o dei fiori), giugno delle spighe (o i frutti), luglio mugnaio, agosto del pesce, settembre dei fichi, ottobre del mosto, novembre del vino, dicembre dell'olio (o dei legumi).