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Frantoi Trappeti e Palmenti nel Salento

Frantoi Trappeti e Palmenti nel Salento

Il trappeto è il testimone nascosto di una civiltà millenaria. Una civiltà difficile e pesante, uomini e animali allo stesso modo asserviti alla macchina, la fatica estenuante, il lavoro insopportabile erano però necessari per ottenere, dopo lunghi processi di lavorazione, l'oro liquido dell'economia salentina. I frantoi ipogei, o gli allora detti trappeti sotterranei, riguardano il mondo dell'economia agricola del 1500.

 

SalentoViaggi.it vi offre la possibilità di seguire un itinerario turistico alla scoperta dei frantoi e trappeti ipogei della Provincia di Lecce, utilizzando il seguente box potrete prenotare la vostra visita guidata che vi porterà alla scoperta di questi antichi luoghi del Salento.

 

Trappetti, frantoi e lavorazione delle ulive nell'economia salentina

I trappeti ipogei erano situati almeno 5 o 6 metri sotto il livello stradale. Molti frantoi sono scomparsi perché lo spazio in cui si trovavano è risultato spesso comodo per la realizzazione dei pozzi neri, altri sono stati ricoperti con materiale di risulta.

La struttura visibile all'esterno non lasciava assolutamente presagire in cosa consistesse la struttura del frantoio: la facciata esterna declinava verso il basso gradatamente nella parte retrostante, la facciata era dotata di portale e finestra rettangolare, nella parte più bassa vi erano delle feritoie, queste servivano per calare sacchi e per il ricambio dell'aria.

Frantoio ipogeo di Sternatìa

Frantoio ipogeo di Sternatìa

Frantoio ipogeo di Borgagne

Frantoio ipogeo di Borgagne

Frantoio ipogeo di Cutrofiano

Frantoio ipogeo di Cutrofiano

Frantoio ipogeo di Salve

Frantoio ipogeo di Salve

Frantoio ipogeo di Giuggianello

Frantoio ipogeo di Giuggianello

L'architettura del vecchio frantoio salentino

Dall'esterno, attraverso il budello, il canale, le ulive venivano introdotte per raggiungere il deposito, la lunghezza del canale era di 8 metri circa.

All'interno vi era invece uno spazio abbastanza ampio. Le olive venivano macinate in base al proprio turno di molitura. Vi era dunque la vasca che era alta 70 centimetri, il diametro oscillava tra i 350 ei 370 centimetri, con delle ruote di roccia alte da 170 a 180 centimetri, le ruote o pale giravano grazie alla forza di animali, che venivano bendati per evitare il capogiro dovuto al lento roteare intorno.

Un'ulteriore vasca con pressa permetteva lo schiacciamento della pasta che derivava dalla prima macina e permetteva poi la raccolta definitiva dell'olio che veniva versato nelle tinozze, cosiddette capase.

Il caldo, la temperatura si aggirava costantemente intorno ai 25 gradi centigradi era necessaria per decantare l'olio, ovvero per dividere la parte liquida dal sedimento, il materiale di scarto, e per ottenere il massimo di resa in termini di quantità di olio.

Spesso all'interno dei trappeti, alcune attrezzature erano identificate con termini che rievocano strumenti utilizzati sulle navi, per esempio il timone è l'attrezzo utilizzato per far girare le mole che permettono il primo schiacciamento delle ulive, ma si parla anche di albero, di ciurma e di sentina.

Il motivo è dovuto al fatto che chi lavorava nel trappeto non era per forza il contadino, dunque una figura legata alla campagna, da cui le olive provenivano, ma degli ex marinai, o marinai solo in alcuni periodi dell'anno.

La situazione nelle navi era terribile così come lo era nel frantoio, il lavoro durava fino a 12 ore al giorno, e gli uomini si succedevano, riposando a fine turno nei vani appositi del frantoio stesso, utilizzando gli spazi che avevano da poco liberato i loro colleghi a cui ora toccava avvicendare. Volendo ancora utilizzare un vocabolo marinaro, vigeva il principio della branda calda, ovvero sempre occupata da qualcuno.

Gli animali, forse più fortunati lavoravano con turni di 8 ore al giorno e condividevano gli spazi con gli uomini, di giorno e di notte.

La raccolta delle olive

La raccolta delle olive

L'olio, l'oro liquido prodotto finale di un complesso processo di trasformazione

L'unità di misura dell'olio è il tòmilo o tùmenu equivalente ad un terzo del quintale, circa 33 kilogrammi.

L'ultima fase era quella della raccolta dell'olio con il mestolo, in questo modo si lasciava un ulteriore materiale di scarto sul fondo. Il tempo necessario per la pressatura variava dalle 5 alle 6 ore.

Il risultato di una spremitura delle olive

Il risultato di una spremitura delle olive

Le caratteristiche dell'olio

Le ulive venivano continuamente scaricate attraverso il canale di cui si è detto sopra, nonostante l'infaticabile sforzo degli uomini al lavoro sotto terra, il materiale si cumulava e le olive che si trovavano in basso subivano un processo di degrado anticipato, si schiacciavano per pressione naturale, da queste fuoriusciva olio e acqua di vegetazione, questo prodotto non era di buona qualità, almeno per l'alimentazione, ma era preziosissimo per l'utilizzo della illuminazione.

Quest'olio veniva venduto in tutto il mondo, il suo grado di acidità era molto alto, dunque sgradevole al gusto, ma come combustibile era ottimo. Per indicare un olio con un alto grado di acidità, ancora oggi, si usa, non a caso, il termine lampante.

L'olio di gradazione più contenuta è invece indicato come olio vergine o extravergine, quest'ultimo con un livello di acidità al di sotto dello 0,8 per 100 grammi di prodotto.

La vocazione della Puglia per l'olio

L'ottanta per cento del territorio leccese coltivabile era adibito a oliveto, la maggior parte della popolazione leccese era dedita all'attività agricola.

La trasformazione delle olive e la produzione dell'olio oggi

Grazie alla sezione delle cantine e i frantoi del Salento potrete visionare i riferimenti telefonici, web ed e-mail di ciascun frantoio o cantina presente sul territorio salentino.

Cantine del Salento

Se siete interessati all'acquisto del prelibato olio extravergine pugliese o se volete saperne di più sulle aziende vitivinicole del Salento, potrete visitare la sezione dedicata ai Frantoi e agli oleifici del Salento e la sezione delle Cantine vinicole salentine.

Sempre più spesso i consigli sulle diete salutari consigliano di fare uso di olio extravergine di oliva e accompagnare i pasti con un bicchiere di vino.

Il Salento e la Puglia primeggiano in Italia e nel mondo nella produzione di olio e vino di qualità, la lunga tradizione accomuna tutte le aziende del settore.

E' ormai divenuta buona consuetudine per gli italiani utilizzare questi due pregiati prodotti della terra. Le famiglie salentine ricorrono all'olio per condire tutte le pietanze, specialmente quando si tratta di Specialità di cucina tradizionale.

Mentre occorre aggiungere in merito al vino, che Puglia e Salento vantano da diverso tempo una speciale propensione alla produzione non solo del tradizionale rosso, ma anche di bianchi e soprattutto di vini rosati.